SCUOLA NELL'IMPERO ROMANO: l'Istitutio Oratoria
L'istruzione nell'antica Roma potrebbe sembrare una realtà molto distante rispetto alla nostra, ma non lo è. Infatti, per quanto questa sia lontana sulla linea temporale, è al contempo anche molto vicina a noi per le problematiche che la affliggevano e dalle ideologie che avevano alcuni Romani sul metodo di insegnamento. Di questo ce ne parla Quintiliano nella sua opera, Istitutio Oratoria.

Uno sguardo al passato: le origini dell'istruzione a Roma
La diffusione delle prime scuole pubbliche
C'era poi il rhetor, che insegnava filosofia e retorica e parlava sia in greco che latino. Il più famoso di questi era Quintiliano.
I cicli scolastici e la formazione universitaria
La scuola romana era organizzata in 3 fasi:
- Ludus litterarius. Il primo ciclo (scuola primaria) dove i bambini dai sei agli undici anni imparavano a scrivere, leggere e contare.
- Ludus gramaticae. A 12 anni i maschi passavano al secondo livello di istruzione con il grammaticus.
-Rhetoris Schola. Il terzo ciclo di istruzione, per ragazzi di 17 anni, si compiva alla scuola del Rhetor. Questa fase durava circa 2 anni: si studiava diritto, si approfondiva la conoscenza dei classici latini e greci, e altre discipline come la filosofia, la matematica e la medicina.
Durante l'età imperiale, con gli Imperatori che favorivano l'istruzione superiore aprendo scuole e distribuendo denaro ai più poveri, era possibile continuare la propria formazione come l'attuale università. C'era anche la possibilità di recarsi all' estero, in città come Atene , Alessandria o Rodi. Qui si concludeva il ciclo formativo degli uomini, che intanto rispettavano e ritenevano fondamentale il Mos Maiorum. L'educazione che veniva concessa agli uomini aveva uno scopo politico. Infatti si pensava che una volta portato a termine il percorso di studi, l'uomo era tanto colto da essere capace di esprimere la propria opinione e avere una propria idea politica.
Alle ragazze erano riservati i livelli inferiori di istruzione, e non erano ammesse al Ludus gramaticae, perché dovevano imparare a svolgere lavori domestici, filare e tessere, per poi dedicarsi alla gestione della domus con l'aiuto degli schiavi. Tuttavia, nelle ricche famiglie si disponeva di un insegnante anche per le ragazze, e alcune patrizie romane raggiunsero alti livelli di cultura e raffinatezza.
Possiamo quindi dire che nel mondo Romano l'istruzione NON era accessibile a tutti: c'erano distinzioni per sesso, classe sociale ed etnia. Di solito erano i maschi romani provenienti da famiglie ricche che riuscivano a portare a termine il percorso di studi
Quintiliano e l'Istitutio Oratoria
Come già accennato in precedenza, uno tra i più importanti e famosi oratori e maestri della storia dell'antica Roma è Quintiliano. Nato nel 36 d.C., l'esperto dell'arte retorica scrive il famoso trattato di oratoria intitolato istitutio oratoria, in cui parla di due tematiche principali: il giusto modo di formare ed educare un oratore fin dall'infanzia e la giusta formazione di un buon cittadino ed un uomo moralmente esemplare.
Quintiliano pensa che un oratore completo deve essere un uomo onesto oltre che avere un'eccellente capacità professionale e tutte le virtù dell'animo. Oltre a questo, in alcuni dei dodici libri che costituiscono l'opera, l'autore esprime anche il suo pensiero sul corretto modo di insegnare a un bambino presentando delle forti critiche al sistema di istruzione dell'epoca; ma lui stesso presenta anche varie nozioni e insegnamenti pratici e teorici sull'arte oratoria e sulla retorica. Nei primi due libri dell'opera, Quintiliano scrive di pedagogia e parla dell'educazione spiegando come sia la base di tutte le capacità cognitive, trattando del gioco come strumento di educazione ma anche di riposo e di stacco dello sforzo cognitivo dello studio.
Secondo Quintiliano, i genitori costituiscono un ruolo fondamentale per il proprio figlio. In particolare la nutrice, ossia la donna che provvede all'allattamento del bambino determina l'educazione del piccolo. Il bambino apprenderà tutto da quest'ultima. Per questo è necessario che la nutrice sia una figura colta ed educata, che trasmetta un corretto comportamento e un adeguato linguaggio, in modo tale che il bambino cresca correttamente. Secondo Quintiliano, l'età fanciulla è quella più sensibile, dove il bambino apprende e muta velocemente il suo atteggiamento, impara la lingua e le basi per una corretta educazione, cosa che sarà poi difficile da modificare una volta cresciuto.
Quintiliano si sofferma poi sul metodo di studio. Secondo l'oratore, per un sano apprendimento, bisognerebbe alternare le sessioni di studio al gioco. Quest'intervalli devo essere ben regolarizzati, in modo da far riposare gli studenti, ma al contempo aumentare le loro capacità collaborative e competitive. Oltre al gioco, anche la musica può aiutare lo studente ad apprendere meglio, poiché essa mette in relazione la voce e il corpo, allenando il cervello.
Quintiliano poi ripudia le punizioni corporali, giudicandole ingiuste e pericolose per la coscienza del ragazzo. Lo studente, quando viene punito in questo modo, prova una forte vergogna e un grande imbarazzo. Ciò crea in lui un complesso di timidezza che lo scoraggia e accumula dolore e paura. Soprattutto in quest'età bisogna evitare di ricorrere a punizioni fisiche, perché possono colpire la mente del ragazzo in maniera indelebile.
Già per Quintiliano, la scuola è luogo di confronto, dove ogni studente non solo impara da sé stesso, ma anche dagli altri. Inoltre impara a convivere e relazionarsi con le persone al di fuori di casa.
Infine per il retore, l'insegnante deve essere una figura d'esempio. Egli deve essere innanzitutto preparato nella sua materia. Poi deve possedere le virtù dell'equilibrio e della fermezza, deve stare lontano dai vizi della vita privata, deve conoscere per bene il carattere dei suoi alunni, deve essere collaborativo e disposto ad aiutare gli studenti e non deve essere né troppo severo, né troppo tollerante. Tuttavia è anche dovere dello studente mostrarsi propenso allo studio e avere fiducia nelle parole del suo insegnante. Solo così l'apprendimento si può rendere meno noioso e più piacevole.
Nonostante alcuni richiami alla tradizione, Quintiliano tocca aspetti che sono più moderni di quel che pensiamo: è favorevole a uno studio graduale di contenuti globali; è a favore dei momenti di svago; preferisce adottare tecniche di studio collettivo; incentiva l'umanizzazione del rapporto docente-alunno, in quanto vede il docente come modello e padre;